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Anthony Braxton: Quartet (Mestre) 2008

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Anthony Braxton: Quartet (Mestre) 2008
C'era una volta l'improvvisazione come fenomeno destinato a vivere nell'istante. Poi è arrivata l'era del digitale, dei registratori prêt-à-porter, delle sanguisughe da mixer, dei FLAC e degli MP3, del download compulsivo, dei blog e dei blogger. E così, da una condizione di drammatica sottoesposizione, si è passati alla bulimica iper-documentazione.

Che c'entra Braxton con 'sta tirata? Beh, c'entra, eccome. Non fosse altro per il fatto che il sassofonista di Chicago è uno dei jazzisti (il jazzista?) più sovraesposti di ogni epoca e a qualsiasi latitudine. Oltre alle decine di dischi che il nostro pubblica con sfiancante regolarità, ci sono le centinaia di registrazioni che circolano tra i collezionisti e in rete (da qualche tempo ci si è messa pure la rediviva Braxton House a spacciare legalmente bootleg più o meno datati).

Prendete il tour europeo del 2008 del Diamond Curtain Wall (quartet e trio). Cinque le esibizioni tra la fine di giugno e i primi di luglio: Besançon, Mosca, Mestre, Tivoli e Kongsberg. Tre le potete facilmente recuperare in rete (vi prego, non chiedetemi come), due sono finite su disco: Mosca, grazie alla Leo, e Mestre, grazie all'italiana Caligola.

Tutto questo per dire che, armati di buona volontà e di pazienza, ci si può permettere il lusso di rivivere il tour del 2008 in differita. Non per placare l'istinto completista che attanaglia ogni braxtoniano che si rispetti, ma per garantirsi un punto d'osservazione privilegiato sul Diamond Curtain Wall, che del Braxton post-GTM (Ghost Trance Music) è la creatura di gran lunga più affascinante.

Stringendo l'inquadratura sul disco ricavato dalla serata veneziana, non c'è molto da aggiungere a quanto scritto nelle recensioni del concerto di Mestre e del gemello moscovita pubblicato dalla Leo. Vero che rispetto alla GTM Braxton è approdato a un sistema di relazioni pacificato e, soprattutto, riappacificato con lo spazio e il silenzio. L'horror vacui del "fantasma in trance" ha ceduto il passo a una nuova sensualità fatta di esitazioni, attese, sospensioni, morbidezze. Vero che i tre compagni scelti per il Diamond Curtain Wall Quartet, Mary Halvorson e Taylor Ho Bynum in particolare, hanno ormai raggiunto quel grado di "braxtonizzazione" totale al quale in precedenza erano arrivati musicisti del calibro di Gerry Hemingway, Marilyn Crispell, Mark Dresser, Kevin Norton, Joe Fonda e Kevin O'Neil. Vero, infine, che gli interventi "elettronici" di Braxton (possibili solo da un certo punto in poi del set a causa di un disguido tecnico) sono all'insegna della totale discrezione, e nulla tolgono alla natura squisitamente acustico-organica del quartetto.

A queste riflessioni ne va aggiunta un'altra, suggerita da Stefano Zenni nelle note di copertina, che riguarda la timbrica della formazione. Il colore è l'essenza del Diamond Curtain Wall. L'avvicendarsi delle ance e degli ottoni di Braxton e Bynum garantiscono il cangiare perenne delle voci. La chitarra della Halvorson si muove tra una purezza assoluta alla Derek Bailey, passaggi ritmati con pennate alla Jim Hall (cavalcate da un Braxton in versione Paul Desmond) e un suono distorto che sa di legno graffiato e metallo grattato. In questo gioco di travestimenti e di (r)impasti, il fagotto, sempre uguale a se stesso, recita la parte dell'alieno, dell'elemento straniante in un dipanarsi di relazioni-tensioni straordinariamente appagante per l'ascoltatore.

Se state cercando un disco che vi convinca a farla finita con Braxton e la sua irritante prolissità, passate al prossimo.

Track Listing

1. Composition 367c - 64:19; 2. Encore (Mestre) - 3:04.

Personnel

Anthony Braxton
woodwinds

Anthony Braxton (sax soprano, sopranino, contralto, clarinetto contrabbasso, elettronica); Taylor Ho Bynum (cornetta, flicorno, tromba piccola e basso, trombone a pistoni); Mary Halvorson (chitarra elettrica); Katherine Young (fagotto).

Album information

Title: Quartet (Mestre) 2008 | Year Released: 2011 | Record Label: Caligola Records


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