Simón Willson: Good Company

Il fascino melodico obliquo che ricorda Andrew Hill e la libertà ritmica di Paul Motian traspaiono in vari momenti di quest'album, debutto da leader del bassista cileno Simón Willson a capo di un quartetto di talentosi emergenti: il pianista Isaac Wilson, il sassofonista tenore Jacob Shulman e il batterista Jonas Esser.

Trasferitosi negli Stati Uniti nel 2011 per frequentare il New England Conservatory, Willson risiede a New York City dal 2017 e s'è messo in luce come partner di numerosi jazzmen di primo piano tra cui Dave Douglas, Ethan Iverson, Jason Palmer, Frank Carlberg e Kevin Sun.

Allievo di Ran Blake, Fred Hersch e Jason Moran al New England Conservatory, Isaac Wilson ha collaborato anche con Wayne Shorter, Terri Lyne Carrington e inciso un album in proprio nel 2018 (Dis-Connect). Operante ancora a New York, il giovane batterista Jonas Esser ha già svolto significative esperienze nel jazz e nella musica improvvisata accanto al sassofonista Ben Solomon, al chitarrista Emmanuel Michael e altri. Attivo a Los Angeles anche in ambito di computer music, Shulman s'è messo in luce con propri album: il debutto del 2021 Connectedness e il recente High Firmament.

La musica di questo disco si sviluppa sulle belle composizioni del leader, talvolta vicine ai modelli neo-bop ma più spesso inclini alla libera improvvisazione, con sviluppi dilatati, libertà ritmico-armonica, climi aperti e dissonanti. Chiari esempi sono "No More X" e "Viridiana," dove l'influenza di Andrew Hill è palpabile, e brani astratti -con innesti free del sax-come "Loops." Ma non sono gli unici momenti suggestivi: ricordiamo il variopinto (dal cameristico al danzante) "Gracious," il piano trio "Not Necessary" e l'introspettivo "My Respects."

Un lavoro promettente e una bella vetrina per musicisti che faranno strada.

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